Per Hegel concreto, fondamentalmente, voleva dire connesso.
Il contributo che mi ha fornito il professor Franco Milanesi, assessore alla cultura del comune di Pinerolo, in merito alla serata del 30 marzo scorso me lo ha rammentato.
Grazie Franco.
Piccoli affari poco chiari; “aiutini” ad amici e rapporti poco trasparenti con quelli che “contano”; radicamento ossessivo al potere: per chi fa politica la locuzione “mani in pasta” ha il senso preciso di un’accusa, quella che fu alla base – anche con grandi generalizzazioni – della stagione di “mani pulite”, cioè quelle che stavano fuori dalla pasta.
Ottima occasione per rovesciare la retorica dell’antipolitica e per sorridere tutti assieme come comunità “politica”, cioè unita e solidale, è stata la giornata del 30 marzo organizzata dall’ingegnere Roberto Pettiti – una vera fucina di idee e di iniziative – con varie associazioni, tra cui Rotary e Lions di Pinerolo, che hanno presentato le loro squadre in una disfida all’ultima tagliatella con il vescovo Derio Olivero assieme al pastore Gianni Genre, con CFIQ e noi della Giunta pinerolese.
Ci siamo così trovati in quattro – con il sindaco che faceva la spola tra la famiglia e noi – immersi nella “competizione” che si svolgeva da Eataly. Puntavamo sui sughi e invece abbiamo dovuto limitarci a lavorare l’essenziale, cioè l’impasto. Giusto così, la base è tutto, a partire da lì si edifica, si organizza e si costruisce, un programma politico come le tagliatelle ai funghi.
In un’atmosfera leggera, divertente e divertita ci siamo messi al lavoro seriamente. I competitors non erano di poco conto e ci siamo piazzati quinti (su otto). Eppure le competenze sulla carta non mancavano. Tutela dell’ambiente per Giulia Proietti, cioè capacità di valorizzare la qualità dei prodotti che stanno alla base della cucina. Francesca Costarelli, la vicesindaca, ha fatto del rilancio e del rafforzamento dell’agro alimentare locale uno dei pilastri della sua azione amministrativa. Luigi Carignano (assessore alla digitalizzazione) unisce competenze relative al virtuale con la pratica tutta materiale di coltivazione in proprio.
L’anello debole ero io, Franco Milanesi, legato a quell’idea ormai obsoleta di cultura che la declina tra libri e teatro e non tra gli involtini e la “filosofia della cucina”. Mi hanno messo, giustamente, a far manovalanza, a “tirare la pasta” con il mattarello, lontano dall’azione creativa di impasti e dosature. Ogni tanto qualcuno della commissione giudicante – guidata dall’arbitro di seria A Gianluca Manganiello – gettava uno sguardo in cui abbiamo colto garbate perplessità.
Alla fine grande tavolata, amici che dai tavoli venivano a chiacchierare, musica che ruotava attorno e la sensazione finale di una serata piacevolissima che ha portato a una raccolta di fondi a sostegno di chi ne ha bisogno. Ed è questa la finalità per chi pratica politica soprattutto quella locale: infilare le mani (e i pensieri) nella complessa “pasta” sociale per un’idea del comune e dello stare assieme che muove dalle esigenze di chi è più affaticato dall’esistenza. Grazie ancora a Roberto, a Eataly e a tutti gli organizzatori. Una serata da replicare.
Franco Milanesi
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